IL PICCOLO ,TRIESTE,ITALY
Di Stefano Gantin
Interview with Mirjana Radovic-Markovic
In Serbia market deserti Prezzi del cibo alle stelle
L’ipotesi di una unificazione
dell’Albania con il Kosovo non sarebbe nell’interesse
degli albanesi, che anzi ci rimetterebbero: lo ha affermato il premier Sali
Berisha. «Ridisegnando i confini, gli albanesi perderebbero
altri territori, sarebbe imperdonabile», ha detto riferendosi alle aree del
nord
del Kosovo rivendicate dai serbi. «Il nostro principale interesse
nazionale è quello di preservare i confini esistenti e gli albanesi,
per nessuna circostanza, dovrebbero accettare di perdere nemmeno un metro
quadrato del
loro territorio». Secondo Berisha, che ha smentito di voler progettare la
“Grande Albania”, «l’Albania e il Kosovo saranno uniti tramite la
loro
integrazione europea». «Quando avremmo raggiunto gli standard di adesione
all’Ue - ha concluso – l’Albania e il Kosovo si troveranno tanto bene, come mai
prima nella loro storia». di Stefano Giantin wTRIESTE Supermercati sempre più
vuoti, spesso accessibili solo alla numericamente ridotta classe media o a
ricchi e parvenu. In crisi i mercati
pubblici, le affollate “pijace” delle grandi città, dove
i
prezzi di frutta e verdura crescono a ritmi vertiginosi, mese
dopo mese. Visitati assiduamente invece gli «Sos
market», negozi che vendono sottocosto alimentari e generi di primo
consumo solo a chi dimostra di avere uno stipendio
inferiore ai 200 euro al mese. E sono tanti. La Serbia
si troverà presto a fronteggiare una crisi alimentare se le autorità non
faranno qualcosa per aiutare i cittadini, stretti tra crisi
economica e aumento dei prezzi del cibo.
Gli ultimi dati, pubblicati la settimana scorsa dall’Ufficio statistico
nazionale (Rzs), l’Istat serba, sulla spesa delle famiglie
segnalano infatti un allarmante
aumento
della percentuale di ricchezza che i serbi destinano
all’acquisto di viveri. «Le uscite per il cibo e le bevande non alcoliche
compongono la voce di spesa più ampia, il 42 per cento del
totale», rispetto, ad esempio, al dieci per cento della
Germania, ha reso noto lo Rzs. Il problema - ha denunciato la tv privata B92 -
non è solo l’alta percentuale del reddito delle
famiglie che finisce in spese
indispensabili come quelle per il cibo. Il fatto è che gli
alimentari
in Serbia «costano il doppio che nel
resto d’Europa», mentre il reddito medio si aggira intorno ai
350 euro mensili, uno fra i più bassi dei Balcani e tre volte inferiore
alla media europea, secondo le stime di Eurostat. I monopoli nella grande
distribuzione, i terreni agricoli non sfruttati in modo moderno, le
importazioni di prodotti europei che vanno a sbaragliare la concorrenza delle meno
apprezzate, e soprattutto meno care marche locali, il ridotto potere
d’acquisto
del dinaro sono le cause
dell’aumento dei prezzi e del peso
sempre più importante che gli alimenti hanno sui portafogli delle
famiglie. Ma la crisi ha esacerbato il problema, e la gente
comincia a protestare, almeno sul web.
«Una confezione di formaggio da 100 grammi in Serbia si
paga 300 dinari (3 euro, ndr), in
Repubblica ceca solo uno. In più in
Europa ci sono catene di negozi che offrono prodotti a prezzi
ragionevoli, qui niente», scrive una commentatrice sul sito di B92.
Quanto è grave la situazione? «L’inflazione cresce», oggi è
intorno all’8% annuo, «e il Parlamento sta cercando di trovare una
soluzione legislativa per evitare maggiorazioni ai prezzi degli alimenti
essenziali, come il latte e il pane, perché ogni mese la situazione peggiora a
causa
dell’alto livello di disoccupazione»,
intorno al 20%, illustra l’economista Mirjana Radovic Markovic,
prima cattedratica serba a diventare membro dell’Accademia mondiale delle Arti
e
delle Scienze di Pittsburgh. Se le cose continueranno
così, i nuovi poveri potrebbero arrivare al punto di non essere più in grado
di comprarsi da mangiare. Già ora, conclude, «una famiglia con due stipendi medi
ha difficoltà a coprire le spese essenziali per il cibo. C’è un numero sempre
maggiore di persone che si rivolgono a organizzazioni non governative per
cercare sostentamento per la famiglia. Con un milione di disoccupati, in
crescita le piccole aziende che fanno bancarotta e un calo degli
investimenti, la situazione potrebbe peggiorare. E il governo deve
pensare a soluzioni più adeguate per proteggere i poveri e i gruppi marginali, come i rom e gli
sfollati del
Kosovo. Ma la lotta alla disoccupazione e ai prezzi
lievitati del cibo è una priorità».
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